Il 2025 segna un momento cruciale per i diritti dei lavoratori in Italia. Domenica 8 e lunedì 9 giugno, oltre al turno di ballottaggio delle elezioni amministrative, si terranno cinque referendum abrogativi, quattro dei quali riguardano direttamente il mondo del lavoro.
Promossi dalla CGIL con oltre 4 milioni di firme raccolte, questi quesiti mirano a modificare o abrogare parti significative delle riforme introdotte dal Jobs Act nel 2015. Una riforma quella di Renzi che cancellò le ultime tutele dei lavoratori italiani, aumentando vertiginosamente la precarietà e l'instabilità nel mondo del lavoro.
Il Jobs Act è una riforma del diritto del lavoro in Italia, promossa e attuata dal governo Renzi attraverso l'emanazione di diversi provvedimenti legislativi, completata nel 2016. Il nome è ispirato all'omonimo provvedimento dell'amministrazione Obama negli Stati Uniti d'America nel 2012, che però aveva caratteristiche ben differenti, e soprattutto, si applicava a contesti molto differenti da quello italiano.
Il Jobs Act è stato oggetto di critiche da parte di vari gruppi politici e sindacati, in particolare per quanto riguarda la riforma dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, che ha limitato la possibilità di reintegro in caso di licenziamento illegittimo. La critica più feroce è relativa alla normalizzazione del lavoro precario e saltuario, senza prevedere tutele sociali adeguate, che ha prodotto una situazione di instabilità e allarme sociale.
Nel 2018, il governo Conte ha introdotto il Decreto Dignità, che ha parzialmente modificato alcune norme del Jobs Act. In particolare, è stato ridotto da 36 a 24 mesi il limite massimo di durata dei contratti a termine, e ogni rinnovo a partire dal secondo ha un costo contributivo crescente dello 0,5%, con la chiara intenzione di disincentivare il ricorso al lavoro precario, a favore del lavoro stabile e duraturo.
I QUATTRO QUESITI REFERENDARI
Cos'è un referendum abrogativo? Un referendum abrogativo consente ai cittadini di chiedere l'abrogazione totale o parziale di una legge o di parte di essa. Per essere valido, è necessario che partecipi almeno il 50% più uno degli elettori aventi diritto al voto. Vediamo quali sono i 4 quesiti referendari sul lavoro dell'8-9 giugno 2025 e perchè conviene comunque votare SI.
1. Lavoro Tutelato - Reintegro nei licenziamenti illegittimi
- Cosa propone? Abrogare le norme che impediscono il reintegro al lavoro in caso di licenziamenti illegittimi per i lavoratori assunti dopo il 7 marzo 2015. Attualmente, questi lavoratori hanno diritto solo a un risarcimento economico, senza possibilità di reintegro.
- Cosa cambia con il Sì? Il reintegro sarà previsto anche per tutti i licenziamenti ritenuti ingiustificati, ripristinando la tutela prevista dall'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, eliminando la distinzione tra lavoratori assunti prima e dopo il 2015.
- Perché votare Sì? Per garantire a tutti i lavoratori una protezione effettiva contro i licenziamenti ingiustificati, indipendentemente dalla data di assunzione.
- Perché votare No? Per mantenere l'attuale sistema che offre risarcimenti economici, evitando potenziali conflitti tra datore di lavoro e dipendente.
2. Lavoro Dignitoso - Indennità per licenziamenti piccole imprese
- Cosa propone? Abrogare il limite massimo di indennizzo (attualmente tra 6 e 14 mensilità) per i licenziamenti illegittimi nelle imprese con meno di 16 dipendenti.
- Cosa cambia con il Sì. Il giudice avrà la facoltà di determinare l'indennizzo senza limiti economici, basandosi su criteri come l'età, l'anzianità di lavoro, i carichi di famiglia e la capacità economica dell'azienda.
- Perché votare Sì? Per garantire risarcimenti equi e proporzionati al danno subito dal lavoratore, senza restrizioni arbitrarie.
- Perché votare No? Per mantenere l'attuale sistema che offre un indennizzo economico certo e veloce, e comunque favorevole alle impese.
3. Lavoro Stabile - Contratti a termine
- Cosa propone? Abrogare le norme che consentono la stipula di contratti a termine fino a 12 mesi senza obbligo di causale.
- Cosa cambia con il Sì? Sarà obbligatorio fornire una giustificazione per ogni contratto a termine, anche se di durata inferiore ai 12 mesi.
- Perché votare Sì? Per ridurre la precarietà lavorativa e promuovere contratti a tempo indeterminato, favorendo una maggiore stabilità nel mercato del lavoro.
- Perché votare No? Per mantenere la flessibilità necessaria alle imprese, soprattutto in periodi di incertezze economiche.
4. Lavoro Sicuro - Responsabilità in caso di infortuni
- Cosa propone? Abrogare la norma che esclude la responsabilità solidale del committente in caso di infortuni subiti dai lavoratori dipendenti di imprese appaltatrici o subappaltatrici.
- Cosa cambia con il Sì? Il committente sarà ritenuto responsabile anche per gli infortuni derivanti da rischi specifici propri dell'attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici.
- Perché votare Sì? Per garantire maggiore sicurezza sul lavoro e responsabilizzare tutte le parti coinvolte nella filiera produttiva.
- Perché votare No? Per evitare oneri aggiuntivi per le imprese committenti, che potrebbero influire sulla competitività e sull'occupazione.
I referendum del 2025 rappresentano dunque un'opportunità per tutti i cittadini di influire direttamente sulle politiche del lavoro in Italia, provando ad aumentare le tutele sociali dei lavoratori di ogni settore. Informarsi adeguatamente sui contenuti di ciascun quesito è fondamentale per esprimere un voto consapevole e responsabile.
Come il SI al Referendum aumenta le tutele sociali?
- Ripristinare tutele contro i licenziamenti ingiustificati. Con il Jobs Act, molti lavoratori assunti dopo il 2015 hanno perso la possibilità di essere reintegrati se licenziati ingiustamente. Votare Sì significa chiedere il ritorno a una maggiore tutela per tutti i lavoratori, rendendo più difficile per le aziende licenziare senza motivo valido.
- Maggiore equità nei risarcimenti. Attualmente, i lavoratori delle piccole imprese licenziati illegittimamente ricevono indennità con un tetto massimo. Il referendum punta a eliminare questi limiti, permettendo ai giudici di valutare ogni caso individualmente e garantire risarcimenti proporzionati al danno subito. Un Sì rafforza il principio di equità.
- Combattere la precarietà lavorativa. Uno dei quesiti vuole limitare l’uso dei contratti a termine senza giustificazione (causale). Votare Sì significa contrastare l’abuso del lavoro precario e incentivare le imprese a investire su contratti stabili e duraturi.
- Più responsabilità e sicurezza negli appalti. Un altro quesito chiede che il committente sia sempre responsabile in caso di infortuni sul lavoro, anche se avvengono presso aziende appaltatrici. Votare Sì vuol dire rafforzare la cultura della sicurezza e impedire che le grandi aziende si sottraggano alle proprie responsabilità nella filiera produttiva.