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Maltrattamento all’infanzia: la Lombardia tra le Regioni peggiori

La Lombardia è al decimo posto tra le venti Regioni italiane per capacità di fronteggiare il problema del maltrattamento all’infanzia, classificandosi tra le settentrionali meglio soltanto del Piemonte, che è 12° e in peggioramento di tre posizioni dalla rilevazione precedente. È quanto emerge dall’Indice regionale sul maltrattamento e la cura all’infanzia in Italia, curato da Fondazione CESVI, alla sua sesta edizione. Ne emerge, ancora una volta, un’Italia spaccata dove il Nord è generalmente più virtuoso del Mezzogiorno.

La Lombardia ha un livello relativamente basso di fattori di rischio, classificandosi al quarto posto, ma precipita al 15° posto per servizi di prevenzione e cura del maltrattamento all’infanzia. La Regione, infatti, è registrata tra quelle “stabili”, che combinano situazioni ambientali favorevoli con sistemi di servizi inferiori alla media nazionale.

Osservando i sei parametri presi in considerazione, la Regione è al 5° posto per capacità di vita sicura e di lavorare, al 10° per quella di accedere alle risorse, all’11° per quella di cura, al 12° per capacità di vivere una vita sana e al 14° per capacità di acquisire conoscenza e sapere.

A livello nazionale, lo strascico della pandemia pesa ancora sul benessere di bambine e bambini quando si parla di maltrattamento all’infanzia e trascuratezza, ma si rilevano finalmente anche i primi segnali di ripresa. Questi ultimi andranno consolidati, mentre sulle famiglie pesa l’incertezza causata dalla situazione geopolitica legata alle guerre, così come dinamiche economiche tra cui l’inflazione e il caro energia.

Il focus di questa edizione dell’Indice, dal titolo Le parole sono importanti, è dedicato al ruolo del linguaggio nel maltrattamento e nella cura all’infanzia. Lo studio si concentra sull’impatto del linguaggio abusante: secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, l’abuso psicologico, di cui la violenza verbale fa parte, è la forma più diffusa di maltrattamento infantile tra i 55 milioni di bambine e bambini che in Europa subiscono abusi, con prevalenza del 36,1%.

Quello che emerge dal rapporto è che uno degli strumenti per la prevenzione del fenomeno è investire sull’educazione alla cura e al linguaggio positivo di bambini, genitori e comunità educante, partendo proprio dalla formazione dei professionisti e dalla ricerca di un linguaggio condiviso su maltrattamento e cura nei tavoli di coordinamento territoriale.

Le Regioni italiane dove il contesto legato ai fattori di rischio è più favorevole a bambine e bambini sono Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia, stabili al primo e secondo posto dalla precedente rilevazione. Seguono Emilia-Romagna e Lombardia, che salgono rispettivamente di una e di due posizioni arrivando al terzo e quarto posto, e poi Veneto, che dal terzo passa al quinto posto. Il fattore di rischio complessivo è massimo invece in Campania, all’ultimo posto e preceduta nell’ordine da Sicilia, Puglia e Calabria, tutte invariate rispetto alla rilevazione precedente.

Altre variazioni positive di due posizioni riguardano l’Umbria, di una posizione le Marche, la Basilicata e il Molise. Rimangono invariati anche Toscana e Piemonte, mentre arretrano di una posizione la Valle d’Aosta, il Lazio, l’Abruzzo, la Sardegna, di due posizioni il Veneto e la Liguria.

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